Il titoletto sembra una banalità, ma dietro, a mio avviso, si cela una grande realtà che spesso ci dimentichiamo.
Cito i cani perché ho lavorato molto con loro e, tutt’oggi, il cane è una parte importante nella mia vita. Una cosa che ho presto appreso inconsciamente, ma solo molti anni dopo ho concretizzato, è che non possiamo considerare il cane come qualcosa di diverso da un cane. Non possiamo, ad esempio, umanizzarlo considerandolo come un fratello, un figlio, un partner. Non possiamo paragonarlo ad altre specie animali.
Dobbiamo renderci conto che è un’entità a sé e che quindi non ragiona come noi, non è mosso dagli stessi stimoli, non ha le nostre stesse esigenze, ecc. Una volta capito questo, dobbiamo anche capire che ogni cane è diverso dall’altro. Nessun cane è uguale, anche se sono fratelli.
Questo ovviamente è una regola generale, validissima anche per l’uomo. Accettato questo dogma possiamo, a mio avviso, incamminarci nel labirinto dell’umanità[1].
L’art. 28, comma 1 del D.Lgs. 81/08 e s.m.i., infatti, dichiara che l’oggetto della valutazione dei rischi:
“.. deve riguardare tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ivi compresi quelli riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari, … e quelli riguardanti le lavoratrici in stato di gravidanza, … nonché quelli connessi alle differenze di genere, all’età, alla provenienza da altri Paesi …”.
Alcune valutazioni di rischi specifici già prendono in essere la differenza di età e di genere, come ad esempio la movimentazione manuale dei carichi.
È inoltre sempre necessario tenere a mente che la percezione del rischio è differente per ciascuno di noi. Così come un cane non deve essere umanizzato e quindi paragonato ad altro, non possiamo e non dobbiamo considerare che, ad esempio, i lavoratori siano tutti uguali. Se si assume che lo siano, si intraprende la prima deviazione dal percorso per garantire la migliore salute e sicurezza dei lavoratori. Si commette anche il primo errore per garantire un buon benessere di vita.
Noi stessi siamo diversi di giorno in giorno, a seconda che ci si senta contenti o tristi, in forma o stanchi, in salute o doloranti. L’età influenza molto le nostre prestazioni fisiche e il nostro modo di vedere e pensare. La consapevolezza di sé e l’autocoscienza sono due aspetti fondamentali. Bisogna conoscere i propri limiti ed è necessario capire come e quando questi limiti variano.
Redatto da Dario Roncelli
05/04/2019
[1] Dizionario Treccani – .. 2. Sentimento di solidarietà umana, di comprensione e di indulgenza verso gli altri uomini: .. trattare con u. i propri dipendenti, i prigionieri, gli avversari vinti; ..